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MESAGNE PROGRESSISTA ANTIFASCISTA – intervista a Luciano Canfora

Lui, lo storico Luciano Canfora, il 25 aprile ci sarà. “Farò quello che si fa in questa giornata: lo si festeggia” anticipa a Repubblica.”La città di Bari offrirà sicuramente tale opportunità e me ne avvarrò”.

?Professor Canfora, qual è il suo parere sull’istituzione dell’Osservatorio regionale sui neofascismi?
?”Utilissimo. Il problema ce lo dobbiamo trascinare stabilmente perché l’estinzione del fascismo non è mai avvenuta, di fatto. E ora abbiamo un ministro dell’Interno amico di Casapound. È stata proprio Repubblica a pubblicare qualche settimana fa una foto simposiaca di Salvini che brinda con quelli di Casapound e la sindaca di Roma, appena un paio di giorni fa, ha detto pubblicamente in televisione che lo sfratto agli abusivi di Casapound viene impedito dal ministro dell’Interno. Quindi non c’è da strologare. È un fatto.
L’idiozia dei M5S è stata tale – in virtù della loro ignoranza perché non sanno cosa voglia dire il ministero dell’Interno – da regalare alla forza più destrorsa, xenofoba del nostro Paese il ministero in assoluto più importante che ha in pugno il Paese. La situazione è pessima”.

?Fatto sta che, almeno a Bari e in Puglia, all’indomani di episodi come l’aggressione dell’autunno scorso di Casapound al corteo antirazzista nel rione Libertà o l’esordio barese del movimento di estrema destra Progetto Enclave con tanto di striscione un mese fa per i 100 anni dei Fasci di combattimento, un segnale in controtendenza appare la nascita dell’osservatorio.
?”Uno strumento utilissimo e, concretamente, vedremo cosa sarà capace di documentare e fare”.

?La Lega l’ha liquidato come”una Stasi in salsa pugliese”.
?”Se non piace alla Lega non ci fa né caldo né freddo”.

?Rivendicare l’antifascismo alle basi della nostra Repubblica è allora quanto mai necessario?
?”Un tratto strutturale del fascismo è stato quello di individuare il nemico esterno, o interno da espellere, gli ebrei ma anche tanti soggetti poi per polarizzare un fanatismo di massa contro un falso bersaglio. È un carattere fondamentale del fascismo e mi pare che ci siamo. Ce ne accorgiamo ogni tanto perché le carenze, le responsabilità e l’inettitudine delle altre forze politiche fanno crescere questa pianta”.

?A cosa allude?
?”Alla nostra storia recente degli ultimi anni, dal 2011 in avanti, che ha visto una politica suicida della sinistra, per quanto sinistra sia già una parola grossa per il cosiddetto Partito democratico. Penso a Napolitano quando impose il governo Monti con Bersani che era contrario e fu messo in minoranza in direzione e dovette deglutire il governo di unione sacra, alimento infinito per Lega e M5S che furono le uniche forze a non volerci entrare. Anni di politiche suicidarie e poi si va alle elezioni e si scopre che i Cinque stelle sono un grosso movimento e la sinistra, che era data per vincente, non ha potuto cogliere i frutti del proprio lavoro. Si fanno allora governi uno peggio dell’altro: si arriva persino a Renzi con Minniti, che a giugno 2017 proclamò di chiudere i porti.Quindi formazioni politiche oggi afone o balbettanti e, dall’altra parte, Lega, cioè estrema destra, trionfante perché può rinfacciare a tutti costoro gli errori commessi ” .

?L’antifascismo è ancora un valore identitario da rivendicare a sinistra?
?” Ho spiegato in maniera sommaria un carattere fondamentale del fascismo che nella Lega trova una reincarnazione di massa, compreso il legame mai interrotto con l’ala più retriva del ceto capitalistico. Perché questo si ripete sempre con gli industriali del Nord Est che vigilano e Berlusconi sempre lì pronto all’abbraccio come un’amante tradita. Il côté non si perde mai di vista, ma intanto il buttafuori ministro dell’Interno serve a convogliare un confronto popolare, additando il falso nemico. È il ritratto del fascismo.
Ciò detto combattere tutto questo è doveroso. È inutile parlare di questione identitaria. È la lotta alla quale siamo tutti tenuti, richiamati e vocati. Se ci saranno partiti capaci di capirlo tanto di guadagnato”.

?Sembra pessimista.
?”Spero che, al di là del balbettio generico e delle frasi tortuose di chi sa di aver fatto sbagli colossali che si possono rinfacciare in ogni momento, sorga qualche capacità di reazione. Non so nemmeno indicare da quale parte debba venire fuori. Abbiamo visto già il povero Zingaretti mettere insieme gli avanzi del renzismo, perché regni la pace interna che poi vuol dire paralisi interna. Non si va molto avanti con tattiche di questo tipo”.

?In questo scenario il 25 aprile che significato assume?
?”Il ministro dell’Interno ha dichiarato che non lo festeggia e andrà a fare non so che cosa. Ma Salvini da sempre ha ostentato questo rifiuto, perché il 25 aprile è l’unica rivoluzione italiana. La prima volta che un’insurrezione di popolo c’è stata è avvenuto il 25 aprile 1945 e con una partecipazione molto vasta.Nessuno tuttavia si illude di poterla dire trionfalisticamente come maggioritaria. Fu una grande insurrezione popolare che aveva degli obiettivi molto avanzati e salvò la dignità del nostro Paese, anche al cospetto degli Alleati che non gradivano che noi ci liberassimo con le nostre forze. È la data più importante della metà del Novecento. È stato ottenuto che diventasse festa nazionale ma non è mai stata accettata del tutto da una parte del Paese. Ed è la prova provata che il problema è ancora aperto, sul tappeto”.

?In quali termini?
?”Gli alti e bassi delle celebrazioni e della valorizzazione del 25 aprile sono gli alti e bassi della nostra storia repubblicana fino alla sua estinzione e alla fine della Prima Repubblica. Dunque l’apparizione di un Berlusconi che teorizzava che bisogna scegliere il buono e il non buono all’interno dell’esperienza fascista, cosa che pensa ancora il suo scherano Tajani, e quindi un reflusso spaventoso. Fino a un Salvini che dice di andare da un’altra parte il 25 aprile. Non è una data pacifica, ma una data intorno alla quale si è svolta una lotta politica tuttora in corso”.

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Tutta un’altra storia

Stiamo vivendo uno dei momenti più delicati della storia sia locale che nazionale. Un tempo di barbarie razziste, di promesse irrealizzabili, di approssimazione politica, di povertà e disagio sociale.
Siamo ancora in tempo per ritornare umani, ma il tempo è ora.
Mesagne Progressista, con i suoi candidati, ci mette la faccia, l’impegno, la serietà e l’entusiasmo necessari per tentare, insieme a Voi, di riscrivere a Mesagne #tuttaunaltrastoria!

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Mesagne: città europea o anomalia?

(di Michele Graduata)

Come è noto la politica è pensiero e azione, interpretazione e trasformazione. Se manca il primo non c’è cambiamento, perché non si può trasformare ciò che non si conosce. Se invece il soggetto della trasformazione non è più Noi ma Io, il cambiamento si traduce in una regressione, perché si restringe la democrazia. In entrambi i casi siamo in presenza di una politica senza politica che non fa Storia.

E’ questo il motivo per il quale la presentazione di 10,100,1000 liste elettorali non può mai sopperire alla mancanza di un pensiero lungo capace di reinterpretare il passato senza cancellarlo; di governare il presente invece di cavalcare gli eventi; di costruire Tutta un’altra storia e non replicare quella di sempre.

Solo il politico che dispone di questo orizzonte storico, entro il quale collocare i problemi del proprio Comune, ha le carte in regola per governarlo, privilegiando gli interessi generali.

Quando invece il politico, in nome di una moltitudine priva di una comune identità, utilizza soltanto il tempo presente offrendo protezione in cambio di fedeltà, riduce la politica ad amministrazione corporativa di interessi particolari. In questo caso siamo in presenza del solito vecchio blocco trasformistico che Gramsci etichettava come il popolo delle scimmie il quale “dimostra di essere fondamentalmente incapace a svolgere qualsiasi compito storico, riempie la cronaca, non crea storia, lascia traccia nei giornali, non offre materiale per scrivere libri”.

La storia d’Italia e soprattutto del Mezzogiorno dimostra che, quando si impoverisce il discorso pubblico, di pari passo, si diffonde la paura, la rassegnazione e l’omologazione. A quel punto, prende il sopravvento l’irrazionalità che spinge molti a non fare più affidamento sugli anticorpi democratici rappresentati dai partiti, dai sindacati, dalle parrocchie e dall’associazionismo (anche se in difficoltà) ma a ricercare una scorciatoia che, dopo l’iniziale euforia, prima provoca il disincanto e poi si trasforma in incubo.

In prossimità, perciò, delle imminenti consultazioni elettorali il voto dato al centrosinistra guidato da Rosanna Saracino e Alessandro Denitto è l’unico utile per contrastare l’avanzata delle destre populiste, fasciste e xenofobe e fare di Mesagne una città europea.

I voti raccolti, invece, dalle formazioni che non hanno riferimenti culturali e politici nazionali e europei saranno catalogati nella categoria Altri, ossia considerati ininfluenti ai fini della costruzione di quella rinascita democratica di cui ha bisogno l’Italia e condanneranno la nostra città al ruolo di “anomalia”.

In ogni competizione elettorale tocca a tutte le forze politiche in campo rendere chiare le proprie ragioni e sottoporre quelle degli altri ad una serrata critica, soprattutto quando si vota Si alle primarie del Pd, No alle elezioni comunali e Ni alle europee. Il tutto per mettere i cittadini nelle condizioni di comprendere qual è la vera posta in gioco e poter scegliere liberamente.

L’obiettivo per cui si batte Mesagne progressista consiste nel rendere chiaro, da un lato, che il nostro Comune corre il rischio di trasformarsi in un feudo teleguidato dall’esterno e, dall’altro, che l’operazione politica incentrata sul civismo, non è il nuovo che avanza ma il vecchio che ritorna. Per questo chiediamo a tutti un sussulto di coscienza democratica in nome della nostra Carta Costituzionale, che è stata scritta dai partiti, è antifascista e parla di diritti e non di concessioni padronali.

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Il privilegio

“Noi pensiamo che il privilegio vada combattuto e distrutto ovunque si annidi, che i poveri e gli emarginati, gli svantaggiati, vadano difesi, e gli vada data voce e possibilità concreta di contare nelle decisioni e di cambiare le proprie condizioni, che certi bisogni sociali e umani oggi ignorati vadano soddisfatti con priorità rispetto ad altri, che la professionalità e il merito vadano premiati, che la partecipazione di ogni cittadino e di ogni cittadina alla cosa pubblica debba essere assicurata”.
(Enrico Berlinguer)