Il risultato elettorale parla chiaro: a Mesagne hanno vinto la coalizione insintonia ed il suo candidato Sindaco. Si tratta di una vittoria elettorale che conferisce ai vincitori il diritto-dovere di governare la Città e agli sconfitti il compito di una riflessione politica per analizzarne le ragioni e la reale portata.
Per affrontare quest’ultimo lavoro, è necessario passare dall’analisi elettorale a quella politica, dalla maggioranza in consiglio comunale ai reali rapporti di forza esistenti nel paese, In questa prospettiva, infatti, il risultato appare subito in modo più realistico e articolato.
Innanzitutto un giudizio politico complessivo.
L’ inedito cartello elettorale della coalizione insintonia che qualcuno, nel corso della campagna elettorale, si è ostinato a voler rappresentare come espressione della sinistra, risulta in realtà, “rappresentato da sette su dieci consiglieri che nel passato hanno avuto esperienze politiche dirette in partiti di centro destra oppure sono stati simpatizzanti di questo blocco politico”.
Non si tratta, perciò, ne’ di un voto di sinistra, ne’ di un voto di cambiamento, ma di quell’onda lunga di populismo che, a Mesagne, è stato interpretato dalle nove liste del civismo. Se, infatti, non c’è più Destra e Sinistra, rimane solo il popolo indistinto del quale ognuno pensa di essere il legittimo rappresentante.
Se si passa, poi, ad analizzare politicamente quel 52,90%, che ha decretato la vittoria della coalizione insintonia, ci si accorge subito che, considerando il numero dei votanti che sono stati al primo turno il 66,37%, esso si riduce al 35,10 % dell’intera popolazione.
Infine se si prendono in considerazione i dati dell’affluenza alle urne che, nel ballottaggio è calata di 17,78 punti attestandosi al 48,59%, ci si rende conto che quella percentuale del 51,61%, che ha consentito l’elezione del sindaco, si riduce all’interno del paese ad un 25,24%.
In un caso e nell’altro, perciò, si tratta della vittoria di un blocco sociale che è minoranza nel paese e di un sindaco che, col 25,24%, non riesce a riscuotere neanche il consenso del 35,10% della sua coalizione.
Questi numeri sono il faro che deve guidare il centro sinistra mesagnese nella costruzione, in consiglio comunale e nel paese, di quell’alternativa che in questa occasione è sfuggita per una manciata di voti.
A tutti coloro, perciò, che si ostinano a predicare la politica del “volemose bene”, non ci resta che confermare che da questo cartello elettorale ci distingue il giudizio sul passato, sul presente e sul futuro del nostro paese e il modo di intendere e praticare la politica.
La sinistra per la quale noi ci battiamo nasce per cambiare questa società, non si limita soltanto ad amministrarla; la sinistra che noi vogliamo rappresentare parla il linguaggio della lealtà, della coerenza, dell’assunzione della responsabilità in prima persona, non dice tutto ed il contrario di tutto e, soprattutto, non lo fa dire agli altri.
Rinunciare a questi principi, “contaminarsi”, ovvero non rimarcare chiaramente queste differenze, significherebbe non credere più a nulla, tradire noi stessi e soprattutto i “senza voce” che abbiamo l’ambizione di rappresentare.
Perciò a tutte le donne e gli uomini che si sono impegnati in questa campagna elettorale e che, dopo averla arricchita con le loro idee e la loro passione civile e democratica, sono stati sconfitti al ballottaggio per pochi voti, mi permetto di ricordare la lezione di Max Weber il quale di fronte ad una sconfitta elettorale scriveva: “NON IMPORTA, CONTINUIAMO, solo una persona siffatta ha la vocazione per la politica”.
Le donne e gli uomini con queste caratteristiche le ho incontrate in questi mesi nelle iniziative pubbliche e nei quartieri al fianco di Rosanna Saracino e Alessandro Denitto.
Si tratta, oggi, di non disperdere queste energie, questa voglia di costruire a Mesagne #tuttaunaltrastoria, ma di utilizzarle facendo propria e diffondendo, come senso comune nel paese, la ricetta indicata dalla sinistra. Quella di tenere sempre separata la politica dall’economia per evitare che il politico si trasformi in un lobbysta al servizio di singoli gruppi economici, alcuni dei quali identificano il proprio interesse con quello generale del paese.
Nel corso di questa campagna elettorale abbiamo toccato con mano che la comunità mesagnese è divisa e lacerata non solo per colpa di una crisi economica che perdura nel tempo, ma anche per responsabilità di una cattiva politica che, invece di curare i mali, li cavalca cinicamente.
Tocca a noi, perciò, alla sinistra continuare nella strada che abbiamo già tracciato.
Occorre riannodare il dialogo con coloro che si sono allontanati, riconoscere gli errori compiuti in questi anni, confrontarsi con le idee e i bisogni dei più deboli.
In molti ci hanno già capito e seguito, altri lo faranno se continueremo a parlare il linguaggio della verità.
Nel frattempo, buona “amministrazione controllata” a tutti.